![]() Pitture e artisti |
ANNO: 1100 1300 1400 1500 1600 1700 1800 1900
Il XVIII secolo è, principalmente, il secolo dell'illuminismo, cioè di quel vasto movimento
culturale-filosofico, sorto in Inghilterra e diffusosi con particolare forza in
Francia, che cerca di interpretare la realtà attraverso il ragionamento, la cui
forma perfetta è la scienza.
In arte l'illuminismo significa l'opposizione al barocco, con
i suoi eccessi artificiosi, l'opposizione ai forti contrasti chiaroscurali, il
recupero della leggerezza delle forme e della luminosità.
Nel 1700 è dunque la ragione che domina e nella ragione l'illuminismo ha illimitata
fiducia, perché essa sola appare lo strumento comune a tutti gli uomini, capace
di liberarli dall'ignoranza, nella quale sono stati volutamente tenuti dagli
istituti ecclesiastici e nobiliari. Pertanto, nella seconda metà del 1700 la
borghesia si afferma con prepotenza e attraverso la rivoluzione, si ribella
all'incapace e immensamente privilegiata aristocrazia, pretendendo radicali
riforme sociali al grido di "liberté, égalité, fraternité".
L'Illuminismo che vede nella ragione l'elemento di
uguaglianza fra gli uomini, determina una profonda modificazione nel modo di
concepire l'arte ed il significato dell'immagine. Nei confronti della scienza,
che ormai ha avviato, con il metodo sperimentale, un processo rivoluzionario
di indagine della natura, l'arte si trova a dover qualificare il proprio campo,
differenziandosi nettamente dalla scienza stessa o rendendo «scientifiche»
le proprie ricerche. Questa progressiva ricerca di chiarezza conduce, dal
Barocco al
Neoclassicismo,
passando attraverso un periodo intermedio detto (i due termini sono stati coniati in età posteriore)
'Rococò o Barocchetto'.
Ad un'arte che
evita di affrontare i grandi problemi umani e sociali, per esprimersi attraverso
«generi» tradizionali (ritratto, natura morta, paesaggio, arte decorativa),
si contrappone, con il Neoclassicismo, un'arte che valuta criticamente il tardo
Barocco, perché espressione della corte assolutista e formula teorie
sull'arte come scienza del bello. In questo secolo, il compito dell'arte non
è più quello di imitare la natura o di visualizzare le verità religiose per
renderle accessibili alle masse, nel 1700 per la prima volta, si svincola l'arte
da ogni fine, riconoscendola autonoma.
L'artista dunque agisce nella sfera dell'estetica (dal greco
aisthetikos=sensibilità) che diventa la scienza che studia il problema
dell'opera d'arte, del suo valore e del suo significato. Quindi, una
volta affermata l'indipendenza dell'arte, finalmente nel 1700 se ne
sostiene anche la libertà creativa, ponendo così e con chiarezza i
termini fra 'ragione' e 'sentimento', fra 'oggettivo' e 'soggettivo',
fra 'norma' e 'libertà', ovvero i termini di quel dibattito sul problema
dell'arte che è giunto fino ai nostri giorni.
Queste che seguono sono le parole di Dubos,
riprese e sostenute anche dal Vico e da Goethe, il quale sosteneva nel 1719
che "scopo primo della pittura é commuoverci" e che "un'opera può essere
brutta senza che vi siano errori contro le regole, come n'opera piena di
errori può essere eccellente". Un pensiero che oggi è condiviso dai più,
ma che nel 1700 era più rivoluzionario della rivoluzione francese.
In Italia
tra i maggiori artisti dell'epoca troviamo Giovan Battista Piazzetta, Giovan
Battista Tiepolo, il Canaletto, Giuseppe Maria Crespi e Francesco Guardi;
mentre in Francia sono noti Boucher, Fragonard, Chardin e Liotard.