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Se desideri meglio inquadrare il periodo storico e le relative tendenze artistiche, puoi consultare le pagine Storia dell'Arte e Correnti d'Arte.
Opere di Umberto Boccioni
Umberto Boccioni nasce a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882, da genitori romagnoli della provincia di Forlì, trasferiti in Calabria
poiché il padre è un impiegato statale con mansioni di "usciere".
In seguito, la famiglia risiederà a Genova, a Padova e nel
1897 a Catania, dove Umberto conseguirà il Diploma in un
Istituto Tecnico.
A Catania Umberto inizia una breve
collaborazione con alcuni giornali locali, ma poi si
trasferisce presso una Zia a Roma ove frequenta la Scuola
Libera del Nudo e lavora presso lo studio del cartellonista
Giovanni Mario Mataloni.
Nel 1903 Boccioni partecipa
all'esposizione annuale della Società Amatori e Cultori e
anche nel 1905
vorrebbe partecipare, ma la sua opera
"Chiostro" viene rifiutata dai membri della giuria e dunque, organizza
con Severini, in aperta polemica con la Società Amatori e
Cultori, la "Mostra dei rifiutati" nel teatro Nazionale di Roma.
Nel 1906, per sfuggire al conservatorismo provinciale italiano,
si reca con Severini a Parigi, ove rimane colpito dai mille fermenti
creativi che si respirano negli ambienti culturali della grande metropoli.
Rimane a Parigi alcuni mesi, da dove poi parte per un lungo viaggio in Russia,
ove visita San Pietroburgo e Mosca.
Tornato in Italia, si stabilisce a
Padova e si iscrive all'Accademia di Belle Arti di
Venezia ove apprende
le tecniche dell'incisione. Dopo poco, desideroso di conoscere nuove
tendenze pittoriche, inizia un nuovo viaggio che ha come destinazione
finale la Russia, ma prima visita Monaco (Germania) dove incontra i
membri del movimento "Sturm und drang".
A Parigi visita la mostra dei divisionisti
italiani organizzata da Alberto Grubicy de Dragon.
Dalla Russia torna
portando con sé il colbacco, lo stesso che ha in testa nel famoso
autoritratto.
Nel 1908, per Boccioni, l'ambiente artistico italiano
è ancora fortemente ancorato alle vecchie tradizioni provinciali e per
questo sceglie come meta Milano, unica città dinamica italiana.
A Milano conosce Romolo Romani e frequenta Gaetano Previati (autore di
trattati teorici sulla tecnica divisionista), incontra anche il pittore
Carlo Carrà e l’architetto Antonio Sant’Elia con i quali condividerà in
seguito l’esperienza futurista.
Certamente questo ambiente culturale stimola la pittura di Boccioni,
la quale prima acquista evocazioni della vita degli umili,
dello sviluppo urbano e delle lotte operaie, poi la tecnica divisionista
alla quale l'autore aggiunge risorse espressioniste dell'arabesco
provenienti dall'Art nouveau e infine, a partire dal 1909, una
punteggiatura colorata molto violenta che, in
seguito, si
accorderà all'animazione di superfici tagliate secondo linee geometriche.
Quando Marinetti pubblica sul "Figaro" il primo manifesto futurista,
Boccioni si avvicina al movimento avanguardista e nel 1910 scrive,
con Carrà e Russolo, il "Manifesto dei pittori futuristi" e il
"Manifesto tecnico della pittura futurista", firmati anche da Severini
e Balla. Boccioni diventa così il massimo e più rappresentativo esponente
del movimento, sviluppando un linguaggio proprio e riconoscibile.
In questo periodo, partecipa a tutte le iniziative, dalle lotte delle
"Serate futuriste", organizzate nei teatri delle province italiane,
alle mostre dei pittori futuristi che
allestisce nelle varie capitali europee (Parigi, Londra, Berlino,
Bruxelles); scrive anche il "Manifesto della scultura futurista",
dove espone le sue teorie sulla simultaneità e sul dinamismo,
già accennate nel "Manifesto tecnico della pittura futurista".
Sono questi gli anni dove iniziano a delinearsi per
Boccioni i concetti fondamentali del linguaggio futurista: dinamismo,
simultaneità, scomposizione del soggetto ed intersezione dei piani.
Scrive Boccioni: "Quando parliamo di movimento, vogliamo avvicinarci
alla sensazione pura, creare cioè la forma nell'intuizione
plastica, creare la durata dell'apparizione, vivere l'oggetto nel suo manifestarsi".
Del 1911 è la Prima Esposizione di Arte Libera di Milano, dove boccioni espone
"Rissa in Galleria", "La città sale" e "La risata". Di questa mostra
Ardengo Soffici pubblica su "La Voce" una stroncatura e l’articolo scatena
il 29 giugno del 1911 una "spedizione punitiva", dove Boccioni, Carrà,
Marinetti e Russolo si scontreranno, in una rissa finita in Questura,
con Soffici e gli altri animatori de "La Voce". Comunque questo scontro,
inizialmente violento, non impedirà a Soffici, Prezzolini, Slataper e
Papini di aderire al movimento futurista e a Boccioni di collaborare nel
1913 alla rivista "Lacerba", del gruppo fiorentino campeggiato Giovanni Papini
e Ardengo Soffici.
Sempre nel corso del 1911 Boccioni si reca con Russolo e
Carrà a Parigi, qui Severini presenta loro Picasso il quale
gli introduce all’estetica cubista, che porta Boccioni a rielaborare il trittico
"Stati d’animo" che scatenerà una fervida polemica fra cubisti e
futuristi.
Nell'autunno del 1913 Boccioni organizza l’esposizione di pittura
futurista di Lacerba presso la
Galleria Gonnelli di Firenze e successivamente le sculture di Boccioni vengono
esposte alla Galerie la Boëtie di Parigi, e alla Galleria Futurista Sprovieri
di Roma. Nel 1914, partecipa alle esposizioni collettive di Roma, Napoli,
Lipsia, Londra, e tiene una sua personale presso la Galleria Gonnelli di
Firenze. Tuttavia, malgrado la frenetica attività di Boccioni, il pubblico
italiano mostra scarso interesse.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Umberto Boccioni, come molti intellettuali,
è favorevole all'intervento italiano e coerentemente, nel 1915 si arruola volontario
nel Battaglione Lombardo Ciclisti e parte per il fronte con Marinetti, Russolo,
Sant'Elia e Sironi.
Il 17 agosto 1916 Boccioni muore durante un'esercitazione militare e dopo una caduta
da cavallo avvenuta il giorno prima a Sorte (Verona). La morte lo coglie nel pieno
della sua rivoluzione pittorica tra Futurismo e Dinamismo Plastico.
Opere di Umberto Boccioni